Il re alla caccia, Venezia, Bassanese, 1763

Vignetta Frontespizio
 ATTO PRIMO
 
 SCENA PRIMA
 
 Bosco spazioso con alberi isolati sparsi qua e là per la scena. In fondo si vede gran padiglione aperto, sotto di cui una tavola preparata per il rinfresco del re e suoi cortigiani alla caccia.
 
 Il RE, MILORD, RICCARDO e molti altri cortigiani, seduti a tavola tutti vestiti nobilmente da caccia. Qua e là per la scena cacciatori del seguito in piedi e a sedere, con cani da caccia, falconi e schioppi e qualche cavallo fra le scene. In fondo alla scena vicino alla tavola i corni da caccia
 
 coro di cacciatori
 
    Cervi leggieri, cignali feroci,
 vi si prepara una festa fatal;
 cani segaci, cavalli veloci
 v’han dichiarato una guerra mortal.
 
 due del coro
 
5   L’uomo direte di voi più ferino
 che della strage si vede a goder.
 Non vi dolete del vostro destino;
 voi siete fatti per darci piacer.
 
 tutto il coro
 
    Cervi leggieri, cignali feroci,
10vi si prepara una festa fatal;
 cani segaci, cavalli veloci
 v’han dichiarato una guerra mortal. (Finito il coro, un cacciatore si accosta a Riccardo e gli parla piano all’orecchia)
 
 Riccardo
 Che novità! Miledi
 a quest’ora nel bosco?
15Vuol parlare col re! Dille che aspetti,
 che attenderò il momento,
 che farò l’imbasciata e avrà l’intento. (Parte il cacciatore)
 Scommetto che è venuta
 la vedova schernita
20di Fidelingh ad accusar l’inganno.
 Non vo’ che ciò gli arrivi all’improvviso.
 All’amico milord vo’ darne avviso.
 Milord, una parola. (Lo chiama)
 Milord (S’alza da sedere, fa una riverenza al re, si avanza)
 Eccomi a voi, Riccardo;
25in che deggio obbedirvi?
 Riccardo
 Amico ho d’avvertirvi
 di una cosa importante.
 Venuta è in quest’istante
 miledi Marignon.
 Milord
                                   Miledi al bosco?
30Come! Che vuol costei? Non la capisco.
 Riccardo
 Vuol parlare col re, ve l’avvertisco.
 Milord
 E bene, a suo talento
 parli, se vuol parlar. Son persuaso
 che a lagnarsi di me sia qui venuta.
35Lagnisi a piacer suo. Mi piacque un giorno,
 promesso ancora ho di sposarla, è vero,
 ma chi cangia d’amor cangia pensiero.
 Riccardo
 Sì sì, detto mi fu che siete acceso
 d’una bella ragazza.
 Milord
                                       Ah sì, Riccardo.
40Benedirò mai sempre
 la caccia e il re, col di cui mezzo a caso
 vidi una molinara
 di una beltà sì rara,
 d’un talento sì fino e sì giocondo
45che l’acquisto miglior non spero al mondo.
 Riccardo
 Abita in questi boschi?
 Milord
                                             Sì, una volta
 abitava di qui poco lontano;
 ma io con un pretesto
 me l’ho fatta condur nel mio castello,
50dove è in guardia fedel dei servi miei
 e la pace goder spero con lei.
 Riccardo
 Corrisponde all’amor?
 Milord
                                            Non so, non ebbi
 tempo ancor di parlarle e dichiararmi;
 ma obbligarla ad amarmi
55spero con mille offerte e mille doni.
 Ah voglia il ciel che presto
 termini in questo dì la real caccia.
 Ma non mi vegga in faccia
 l’importuna miledi. Il re che è buono,
60che è clemente, che è saggio,
 l’ascolterà ma non vorrà per questo
 obligarmi a sposarla.
 Ella è vedova alfine e non zitella
 e la gentil Giannina
65nobil non è ma è virtuosa e bella.
 
    Se di sangue e di bellezza
 io misuro il pregio, il vanto,
 d’un bel ciglio il dolce incanto
 son costretto ad adorar.
 
70   Nobiltade è un ricco fregio
 perché tal da noi si crede,
 la beltà da noi si vede,
 fa più presto a innamorar. (Parte)
 
 SCENA II
 
 I suddetti, fuori di milord
 
 Riccardo
 È ver ma la ragione,
75ascoltata che sia, parla e dispone.
 il Re (Si alza da tavola, con tutti i cortigiani, e si avanza)
 Si oscura il tempo e di cangiar minaccia.
 Sieno pronti i destrier. Seguiam la caccia.
 Riccardo
 Sire, miledi Marignon desia
 di presentarsi ai piedi
80di vostra maestà.
 il Re
                                  Qual grave affare
 sprona la dama alla foresta, in tempo
 del mio solo piacer?
 Riccardo
                                       Se vi molesta
 basta un cenno real perché sen vada.
 il Re
 No no, son re per tutto e se nel bosco
85posso punire un reo, nel bosco ancora
 posso far che ciascun giustizia ottenga;
 questo è il primo dover; miledi venga. (Riccardo fa cenno alla guardia e la guardia introduce miledi)
 
 SCENA III
 
 Milledi MARIGNON e detti
 
 Miledi
 Sire, se al vostro piè m’avanzo ardita
 e alla regia grandezza usurpo forse
90d’innocente piacer qualche momento,
 chiedo umile perdon. Difficil troppo
 è alla reggia accostarsi e qua confido
 quella clemenza da’ regali auspici
 che contendonmi altrove i miei nemici.
 il Re
95Esponete l’istanza. (Grave)
 Miledi
                                      Io son tradita,
 sire, da un vostro favorito. Ah spesso
 del sovrano il favor godono appieno
 quei che la sua bontà meritan meno!
 il Re
 Di voi parlate e non di me. (Imperioso)
 Miledi
                                                    Perdono.
100Vedova io son è ver ma non per questo
 ho men dritto d’un’altra
 sopra chi mi giurò fede ed amore
 e milord Fidelingh è il traditore.
 il Re
 Fé vi promise e amor? Posso un vassallo
105al mio voler soggetto
 obbligare alla fé, non all’affetto.
 Miledi
 È ver ma voi potete
 toglier dal fianco al giovane imprudente
 la cagion del mio pianto e del suo scorno.
110Ei di femmina vil s’accese il petto;
 la rapì, la nasconde e, se ritarda
 provvidenza e riparo il pio sovrano,
 al nuovo sole ogni mio pianto è vano.
 il Re
 Basta così. Non deve
115giusto re giudicar sui soli detti
 della parte che accusa. A noi lontano
 non sarà Fidelingh. Vedrollo e spero,
 s’egli è reo, qual si dice,
 di ratto e di abbandono, ai suoi doveri
120farlo tornare. Amici,
 più non si differisca
 della caccia a seguir le traccie usate, (Ai cacciatori)
 voi calmate il cordoglio e in me sperate. (A miledi)
 
    Bella virtù v’insegni
125calmar l’affanno in petto.
 Par sdegno e non affetto
 quel che vi fa parlar.
 
    Se dell’amor vi cale
 di lui che vi abbandona,
130un cuor che gli perdona
 m’insegni a perdonar. (Parte col seguito)
 
 SCENA IV
 
 MILEDI e RICCARDO
 
 Miledi
 Ah che sperar degg’io
 da un re che chiaro mostra
 il favor con cui guarda un mio nemico?
 Riccardo
135Tutto sperar potete
 da un giusto re che ama gli amici suoi
 ma il suo amico primiero è la giustizia.
 Miledi
 Se non la rende a me, se quell’ingrato
 trionfa ad onta mia, se mi pospone
140a una rivale indegna,
 fondo nella vendetta ogni speranza.
 Riccardo
 Men furore, miledi, e più costanza.
 
    Bellezze stizzose,
 voi siete amorose
145sol quando l’amante
 vi sembra fedel.
 
    Un dubbio vi accende,
 un detto vi offende
 e un cuore sì bello
150diventa crudel. (Parte)
 
 SCENA V
 
 MILEDI ed i suoi servitori che entrano quand’ella è sola
 
 Miledi
 Tutto fa bello amor, tutto c’insegna
 tollerare, soffrir ma l’incostanza
 delitto è tal ch’ogni delitto avanza.
 Vedrò sugli occhi miei
155una donna vulgar prendere il loco
 che ha occupato il mio cuor? Vedrò l’indegno
 ed in pace il vedrò? No, non fia mai.
 
    Se il terren resiste ingrato
 del cultore alla fatica
160cogli sterpi e coll’ortica
 l’abbandona a fecondar.
 
    Se all’amor, se al pianto mio
 non s’arrende il cuore indegno,
 l’ira prenda il giusto impegno
165di vederlo a sospirar. (Parte)
 
 SCENA VI
 
 Recinto erboso all’imboccatura del bosco, con veduta da una parte della casa di Giorgio.
 
 GIORGIO, PASCALE ed altri quattro guardiani del bosco vestiti uniformi coi loro schioppi, passeggiando e guardando verso il bosco
 
 Giorgio
 
    Corpo di Bacco! Son disperato;
 la molinara mi ha abbandonato.
 La mia Giannina tanto carina...
 Ah che il milord me l’ha rapita...
170No; volontaria sarà fuggita.
 Sì; l’ambizione l’ha resa audace...
 No; poverina, non è capace...
 Ma non ritorna, ma non la vedo.
 Ah che perduta per me la credo.
175Povero Giorgio! Son disperato.
 M’ha assassinato quell’infedel.
 
 Pascale
 Ma via, per una donna
 un uomo come voi freme a tal segno?
 Giorgio
 Eh lasciatemi star. (Milord indegno!)
 Pascale
180Se Giannina è partita,
 un dì ritornerà.
 Giorgio
                                Sciocco, ignorante;
 ritornerà, ma come?
 Pascale
                                        Come, come!
 Come è di qua partita,
 bella, fresca, gentil, svelta e compita.
 Giorgio
185Il re, per quel ch’io sento,
 è alla caccia da noi poco lontano.
 Non l’ho veduto mai. Ah se la sorte
 mel facesse incontrar, vorrei gettarmi
 ai piedi suoi, vorrei
190domandargli giustizia ai torti miei.
 Pascale
 Difficile è al sovrano
 accostarsi a parlare ed un milord
 tutti i vostri pensier può render vani.
 Giorgio
 Allor colle mie mani
195la vendetta farò. Non son contento,
 s’ei non paga col sangue il mio tormento.
 Pascale
 Oibò! Per una donna
 precipitar vorreste
 voi, la famiglia e gl’interessi vostri?
200Per la morte del vostro
 povero genitor siete arrivato
 ad essere del bosco
 guardacaccia primiero ed inspettore,
 che volete di più? Pensate almeno
205che avete una sorella... Eccola appunto;
 movavi a compassion la poverella.
 Giorgio
 Penso alla mia vendetta.
 Io non penso né a lei né a me né al resto.
 Sì, mi vendicherò, giuro e il protesto.
 
 SCENA VII
 
 LISETTA e detti
 
 Lisetta
210Oh fratello, fratello. (A Giorgio)
 Giorgio
                                       Andate via.
 Lisetta
 Con tanta villania voi mi trattate?
 Cosa vi ho fatto mai? (Mortificata)
 Giorgio
                                          Non mi seccate.
 Pascale
 Messer Giorgio, voi siete
 troppo austero con lei.
 Giorgio
                                           Son quel che sono.
215Voi l’amate, lo so, non l’impedisco
 ma son fuori di me, ve l’avvertisco.
 Lisetta
 Volea dirvi... (A Giorgio con timore)
 Giorgio
                            Che cosa? (Con sdegno)
 Lisetta
                                                 Che Giannina... (Tremando)
 Giorgio
 Lo so. La sciagurata
 con milord se n’è andata.
 Lisetta
                                                E volea dirvi... (Come sopra)
 Giorgio
220Ma che? Presto, parlate.
 Lisetta
 Oh poverina me! Non mi gridate. (Si mette a piangere e canta tutta l’aria seguente interrotta e piangendo e Giorgio s’impazienta. Pascale va facendo de’ cenni a Giorgio perché l’ascolti e Giorgio tanto più va in collera mentre Lisetta canta)
 
    Volea dirvi... che Giannina...
 Non gridate... poverina...
 È bonina... innocentina...
225Tremo tutta... Dir vorrei...
 che ho sentito... dir da lei...
 Ah fratello... bello bello...
 ascoltate... non gridate...
 che Giannina... non è stata...
230che Giannina... è ritornata...
 colla stessa... fedeltà...
 
 Giorgio
 Come! Come! Giannina è ritornata? (Con affanno)
 Lisetta
 Signorsì. (Piangendo)
 Pascale
                     Ma se voi
 non la lasciate dir. (A Giorgio)
 Giorgio
                                     Dov’è Giannina?
235Presto, dite, dov’è? (A Lisetta)
 Lisetta
                                       Se griderete,
 non saprete dov’è, non la vedrete. (Con un pianto un poco rabbioso)
 Pascale
 E Lisetta ha ragion.
 Giorgio
                                       Via, ch’ella venga,
 ch’io non le griderò. (Forzandosi di nasconder la collera)
 Lisetta
 Giurate.
 Giorgio
                   Il giuro.
 Lisetta
                                    Or or la manderò. (Canta la seguente aria colla stessa musica dell’altra, interrotta, con qualche singhiozzo e qualche volta tremando)
 
240   Perdonate... all’innocente...
 e non fate... che la gente...
 Ma voi siete... ancor sdegnato...
 Me l’avete... pur giurato...
 Fratellino... mio bonnino...
245poverina... la Giannina...
 tutta vostra... tutta tutta...
 è tornata... consolata...
 Vi vuol bene... Non conviene...
 che le usate... crudeltà... (Parte)
 
 SCENA VIII
 
 GIORGIO, PASCALE e le guardie
 
 Pascale
250Mi consolo con voi.
 Giorgio
                                     Non sono ancora
 consolato abbastanza.
 Il timor, la speranza...
 Ho ancor dei dubbi in testa e i dubbi miei...
 Andate via. Con lei
255voglio solo parlar. Itene, o guardie,
 itene al bosco intorno;
 poco resta di giorno e se di notte
 per la foresta qualchedun trovate,
 fate il vostro dovere e l’arrestate. (Le guardie partono e anche Pascale)
 
 SCENA IX
 
 GIANNINA e GIORGIO
 
 Giorgio
260Oh se il destin volesse
 che milord giungesse alle mie mani!
 Corpo di Bacco! Vorrei farlo in brani.
 Ecco Giannina. Ah sento
 che m’accende lo sdegno.
265Frenarmi non m’impegno.
 Vo’ ritirarmi un poco
 per calmar della bile il primo foco. (Si ritira)
 Giannina
 
    Milordino, milordino,
 mi volevi infinocchiar.
270Ma le dita, poverino,
 per mia fé ti puoi leccar.
 
    Questo viso non è fatto
 per lasciarsi spaventar.
 Sono lesta com’un gatto,
275so fuggire e so graffiar.
 
 Giorgio
 Soffrir più non poss’io.
 Giannina
 Giorgio mio, Giorgio mio...
 Giorgio
                                                    Son tuo, crudele?
 Giannina
 Temi che ciò non sia?
 Giorgio
 Temo, spero, non so. Tu sei più mia?
 Giannina
280Sì, son la stessa ancor.
 Giorgio
                                           La stessa ancora?
 Stamane, in sull’aurora
 dove andata sei tu?
 Giannina
                                      Sinceramente
 tutto ti narrerò.
 Giorgio
                                Non tacer niente.
 Giannina
 Io faccio il mio mestier...
 Giorgio
                                                Bene.
 Giannina
                                                             È venuto
285un servo del milord...
 Giorgio
                                          Servo malnato
 di un indegno padron.
 Giannina
                                            Di una partita
 di grano mi parlò...
 Giorgio
                                      Grano! Che grano?
 Milord le biade dei poderi sui
 vuol che tu vada a macinar da lui? (Con sdegno)
 Giannina
290Ma tu gridi e ti scaldi; è questo adunque
 della dolce accoglienza il preso impegno? (Con caldo)
 Giorgio
 Parla, narrami tutto, io non mi sdegno. (Si sforza)
 Giannina
 Tu sai ch’oltre il mulino
 un commercio abbiam noi di biade e grani.
 Giorgio
295Lo so.
 Giannina
              Sai ch’altri al mondo
 che una madre non ho, vecchia, impossente.
 Giorgio
 Tutto questo lo so.
 Giannina
                                    Ch’io son costretta
 far gli affari di casa.
 Giorgio
                                       È ver.
 Giannina
                                                     Qual male
 dunque sarà ch’io vada,
300senza sospetto, a contrattar di biada?
 Giorgio
 Ma il milord...
 Giannina
                             Il milord
 è un tristo cavalier.
 Giorgio
                                      Nel suo castello
 non ti ha fatto condur?
 Giannina
                                            Sì.
 Giorgio
                                                    Quelle scale
 non ti ha fatto montar?
 Giannina
                                             Purtroppo.
 Giorgio
                                                                   Oh cielo!
305Via, perché non mi narri
 tutto quel che seguì?
 Giannina
                                         Nulla è seguito.
 Milord era partito
 per la caccia real, pria ch’io giungessi.
 Una servaccia indegna
310parla, prega e s’ingegna
 di dispormi ad amarlo; e aperto un scrigno
 m’offre agli occhi un tesoro...
 Giorgio
 Povero me! Ti fe’ veder dell’oro?
 Giannina
 Credi tu che Giannina
315sia così vil che possa
 antepor la ricchezza al suo dovere?
 Lo sprezzai generosa,
 la serva s’avvilì, partì confusa,
 chiuse la stanza; io risoluta, ardita,
320dal precipizio la salute aspetto;
 misuro il salto e dal balcon mi getto.
 Giorgio
 Oimè! T’hai fatto mal? (Intenerito)
 Giannina
                                             No, grazie al cielo,
 senza veruna offesa
 cadei sull’erba e son rimasta illesa.
 Giorgio
325Ti ringrazio fortuna. Anima mia,
 cara la mia Giannina...
 Giannina
                                            Adagio un poco.
 La tua cara non è chi da te merta
 sì poca fede. Ingrato,
 tu non meriti più d’esser amato.
 Giorgio
330Ti domando perdon.
 Giannina
                                        Non vi è perdono.
 M’hai offesa un po’ troppo.
 Giorgio
                                                    Ah compatisci
 l’amor, la gelosia, l’ira, il sospetto.
 Giannina
 No, non ti credo più.
 Giorgio
                                        Vuoi tu vedermi
 morir dinanzi a te?
 Giannina
                                      Morte non chiedo
335ma tu sei un ingrato e non ti credo.
 Giorgio
 No, bell’idolo mio, non sono ingrato.
 Se mi nieghi pietà, son disperato.
 
    Guardami un poco almeno,
 volgi quei begli occhietti.
340Ah sì da voi, furbetti,
 spero pietade e amor. (Giannina lo guarda un poco pietosamente)
 
    Mia cara Giannina
 tu sei la regina
 di tutte le donne
345che vantano amor.
 
    Ti credo, t’adoro
 mio dolce tesoro,
 d’affetto nel petto
 mi giubila il cor. (Parte)
 
 SCENA X
 
 GIANNINA, poi LISETTA
 
 Giannina
350Per dir la verità, lo compatisco.
 Il caso è stato brutto. Che una donna
 dalle mani di un giovine
 torni com’ella è andata, almanco almanco
 è cosa da segnar col carbon bianco.
 Lisetta
355E bene, e ben, Giannina,
 con mio fratel fatta è la pace?
 Giannina
                                                        È fatta.
 Lisetta
 Mi consolo di cor.
 Giannina
                                   Ma voi, Lisetta,
 dite, gli amori vostri
 come van con Pascal?
 Lisetta
                                          Zitto, ch’ei viene.
360Non gliel’ho detto ancor ma gli vo’ bene.
 
 SCENA XI
 
 PASCALE e le suddette
 
 Pascale
 Posso venir?
 Giannina
                          Venite.
 Pascale
                                          Mi rallegro
 che siate ritornata.
 Ditemi in confidenza, com’è andata?
 Giannina
 Oh che voialtri uomini
365siete pur da temer! Lisetta mia,
 di lor non vi fidate.
 Lisetta
 No, non mi fiderò.
 Pascale
                                     Non le badate. (A Lisetta)
 Tutti non sono eguali.
 Giannina
                                          È ver, ma in cento
 quanti i buoni saranno?
 Pascale
                                               A poco presso
370quante le buone son del vostro sesso.
 Giannina
 Oh vi è gran differenza
 fra gl’uomini e le donne. Il vostro amore
 è troppo interessato. Non amate
 in noi che giovinezza
375e sparisce l’amor colla bellezza.
 
    Ch’ingiustizia maladetta
 che dall’uomo a noi si fa!
 S’una donna è un po’ vecchietta
 non v’è grazia né pietà.
380E noialtre, se l’amico,
 se il consorte è un poco antico,
 gli diciam con carità:
 «Mio vecchietto, mio papà».
 
    Mi fan da ridere
385quelli che dicono
 che l’uomo è giovine
 in ogn’età.
 
    Poveri semplici
 se il ver dicessero,
390confessarebbero
 la verità. (Parte)
 
 SCENA XII
 
 LISETTA e PASCALE
 
 Lisetta
 Ho piacer di saperlo in verità.
 Non credeva che gli uomini
 fossero sì cattivi.
 Pascale
                                  Eh non vedete
395ch’ella parla così perché ha trovato
 un uom che ha procurato
 farle il male maggior di tutti i mali!
 Tutti gli uomini alfin non sono eguali.
 Lisetta
 E che so io di non trovarne un peggio?
 Pascale
400Per esempio credete
 che il core di Pascal sia dei peggiori?
 Lisetta
 Non sono esperta e non conosco i cuori.
 Pascale
 Ah se vedeste il mio, lo trovareste
 di zuccaro e di mel fatto impastato.
405Vedreste un cuor che vi ama,
 che è fedel, che è costante e che in sé chiude
 tutto quel buon che immaginar si può.
 Lisetta
 Quando l’avrò veduto, il crederò. (Parte)
 
 SCENA XIII
 
 PASCALE solo
 
 Pascale
 È innocente Lisetta,
410è ver, ma un po’ furbetta
 mi pare e non m’inganno.
 Mi ama, lo so di certo,
 e sono anch’io quanto bisogna esperto.
 Per provarla farò... Ma che far penso
415per provar una donna? È meglio sempre
 andar col cuore aperto,
 dir che l’amo, l’adoro e che mi piace.
 Dirle liberamente
 che amarla ho principiato
420fino dal primo dì, quand’io l’ho vista,
 che la sincerità merito acquista.
 
    Perché vogliamo noi
 le donne tormentar,
 se cogli affetti suoi
425ci ponno consolar?
 
    Mostrar di non curarle
 ed in segreto amarle
 politica è fallace
 che inutile mi par.
 
430   Se l’amo, se l’adoro,
 se quello è il mio tesoro,
 è meglio confessarlo
 e grazia domandar. (Parte)
 
 SCENA XIV
 
 GIORGIO e GIANNINA, poi LISETTA, poi PASCALE
 
 Giorgio
 Orsù, Giannina mia,
435ho pensato abbastanza. Il ciel pietoso
 vi rende agli occhi miei.
 Perdere non vorrei la grazia invano;
 che si concluda e diamoci la mano.
 Giannina
 Da mia madre venite. Ella ha il potere
440di disporre di me.
 Giorgio
                                    Lasciar non posso
 il mio posto per or. Declina il sole,
 si avvicina la notte. Il re potrebbe
 di qua passare e s’io non mi trovassi
 al passaggio del re nel mio quartiere
445mancherei questa volta al mio dovere.
 Giannina
 Restate dunque, io sola
 andrò mia madre a consolar. Domani
 parlerem delle nozze. Addio. (Lampi e tuoni e si va oscurando la scena)
 Giorgio
                                                       Giannina
 un’oribbil tempesta il ciel minaccia;
450non andate per or.
 Giannina
                                     Ma non vorrei
 si avanzasse vieppiù la notte oscura. (Lampi e tuoni e si fa più scuro)
 Lisetta
 Oh fratello, fratello, oh che paura! (Vien correndo)
 Pascale
 Il fulmine ha colpito (Viene affannato)
 sulla quercia maggior della foresta.
 Giorgio
455Colpita avesse di milord la testa.
 Giannina
 Che? Milord tuttavia vi sta sul cuore?
 Giorgio
 Non mi scorderò mai quel traditore.
 Giannina
 Dubitate di me?
 Giorgio
                                 No ma l’indegno
 merita l’odio vostro ed il mio sdegno.
 
460   Quando penso a quel milordo...
 Quando penso che sei stata...
 Ah Giannina l’hai scappata
 non so come e tremo ancor.
 
 Giannina
 
    Brinconcello, nel tuo seno
465qualche dubbio ancor ti resta.
 Questa cosa mi molesta
 e m’offende il tuo timor.
 
 Pascale
 
    Ah Lisetta, senti senti
 che fa tristi e fa scontenti
470il sospetto traditor.
 
 Lisetta
 
    Io non son di te nemica
 ma pavento che si dica
 che ho creduto a un mentitor. (Tuoni e lampi)
 
 a quattro
 
    Oh che tuoni! Oh che spavento!
475Ah tremar il cor mi sento
 e le gambe dal timor. (Tremano)
 
 Giorgio
 
    Senti senti abbaiar i levreri. (Allegro)
 
 Pascale
 
 Galoppare si sente i destrieri.
 
 Giannina
 
 Odi il suono de’ corni da caccia.
 
 Lisetta
 
480Presto andiamo che pioggia minaccia.
 
 a quattro
 
 E del vento s’accresce il furor. (Tuoni e lampi)
 
 Giannina
 
    I cacciatori strillano.
 
 Giorgio
 
 La caccia di disperde.
 
 Pascale
 
 La caccia si confonde.
 
 Giannina, Lisetta a due
 
485E l’ecco che risponde
 corbella i cacciator. (Tuoni e lampi crescono)
 
 a quattro
 
    Salva salva cos’è questo?
 Presto presto via di qua.
 
 Pascale
 
    Alla capanna mia
490venite in compagnia.
 
 Lisetta
 
 Andiamo a ricovrarci.
 
 Giannina, Giorgio a due
 
 E là per consolarci
 noi parlerem d’amor.
 
 a quattro
 
    Amor può serenare
495le cose più funeste,
 amor fra le tempeste
 può rallegrare il cor.
 
    Che fulmini, che tuoni,
 amor non ha spavento;
500il cuore è ognor contento
 in compagnia d’amor. (Partono)
 
 Fine dell’atto primo